Il corso tenutosi all'Aamod, co-organizzatore con Avi –associazione delle mediateche e videoteche italiane –, sulla proprietà intellettuale audiovisiva in biblioteca e mediateca, nei musei, negli archivi, nei centri di ricerca e documentazione e nelle scuole, ha visto la partecipazione di oltre 40 iscritti provenienti principalmente dalla città di Roma, quindi da Milano, Bari e Venezia.

In gran parte operatori di biblioteche e archivi.

La prima giornata, costituita da un vero e proprio corso sul diritto d’autore e sulle eccezioni ai diritti nella società dell’informazione, è stata tenuta dall'avvocato Andrea Sirotti Gaudenzi, già consulente dell’Avi, nonché collaboratore in precedenti corsi. Molti e diversi i quesiti dei partecipanti, relativi anche alle casistiche più ostiche e complicate. L'avvocato è riuscito però a semplificare quanto di più complesso la materia presenta. Particolare attenzione è stata dedicata al protocollo Avi-Siae e alla gestione degli audiovisivi secondo la legge 633/41.

La seconda giornata, densa di argomenti e di novità, ha visto le relazioni di un gruppo di legali e giuristi che hanno affrontato le criticità della legge, in particolare quando si tratta di gestire e valorizzare i documenti audiovisivi. Beatrice Dalia, avvocato e giornalista legale per il Sole 24ore e giudice della trasmissione televisiva Forum di Rete 4 ha coordinato il dibattito, sostituita a metà mattina da Franco Bazzocchi, Presidente dell'Avi.

I lavori si sono aperti con un intervento di Sirotti Gaudenzi che è ritornato su quanto nella giornata precedente aveva presentato come problematicità della legge e delle applicazioni che vedono spesso la Siae istituzione protagonista delle operazioni di sanzionamento e regolamentazione: dalla obbligatorietà, fino a poco tempo fa, del bollino – mai espressamente indicato nel testo di legge –, alle novità di questi ultimissimi anni. Tra le più discusse, la possibilità di inserire sul web, quindi di fruirne, immagini “degradate” (sic!) con il significato, nonché le implicazioni relative al concetto di “degradate”.

L'avv. Sandro Di Minco, docente di Diritto europeo dell’informatica e delle nuove tecnologie all’Università di Camerino, è intervenuto sulle questioni della privacy e del diritto all’oblio, di grande attualità. Una parte importante della legge 196/del 2003 si occupa del diritto alla privacy delle persone non pubbliche, che chiedono la cancellazione sul web di comunicazioni “errate” o lesive della loro onorabilità, quando intervengano novità che ne modifichino il profilo personale. Come è noto, le norme in merito hanno suscitato proprio di recente un grosso dibattito sul tema.

Stefania Ercolani, direttore dell’ufficio multimedialità della Siae, è intervenuta sul ruolo della Siae nella legge sul Diritto d’autore, separando quanto è diritto d’autore da quanto è lavoro della Siae.

Rosa Maiello ha parlato dell'Osservatorio sul diritto d'autore dell'Aib e di come vengano affrontati attualmente le difficoltà che incontrano gli operatori culturali nelle biblioteche per garantire il diritto all’accesso dei cittadini alle risorse anche digitali. Guido Scorza, docente di Diritto delle nuove tecnologie e presidente dell’istituto per le politiche dell’innovazione, si è occupato di proprietà intellettuale e nuove tecnologie, proponendo scenari innovativi nel settore della comunicazione e del governo dei diritti degli autori come dei cittadini, fruitori.

Ermanno Pandoli ha illustrato le nuove frontiere delle licenze creative commons, che, rilasciate dagli autori, danno la possibilità di effettuare, senza intermediari, un libero e concordato utilizzo di tutto o parte di testi, immagini, audiovisivi al fine di un loro uso creativo, ovvero di una vera circolazione e quindi di una concreta diffusione della cultura e di un reale sviluppo della creatività.

Carlo Testini, responsabile delle politiche culturali dell’Arci nazionale, ha concentrato il suo intervento sul ruolo della Siae e sulla situazione in cui attualmente versa questo istituto, dopo le elezioni del nuovo Presidente e dei nuovi organismi, di cui sono state messe in discussione la democraticità delle modalità (alle votazioni avrebbero partecipato appena il 2% degli aventi diritto). Situazione che tanto clamore sta suscitando, non solo tra gli autori, con tutte le implicazioni anche politiche che ne conseguono.

Nel dare il via al dibattito, al termine delle relazioni, si è messo in evidenza come si continui o si sia continuato a parlare di diritto d’autore senza arrivare a mettere a fuoco cosa sia effettivamente da cambiare nell'attuale legge, ovvero cosa vada modificato e aggiornato proprio in funzione delle richieste di gruppi di interesse come quelli presenti: bibliotecari, operatori nelle videoteche, negli archivi, nei musei.

E' stato citato il lavoro che durante l’ultimo governo Prodi era stato avviato da una commissione ad hoc, in merito ad ogni articolo della legge. Tale commissione, dopo ampio dibattito, era arrivata a proporre modifiche e aggiornamenti.

L’intervento del vicepresidente dell’Avi, Piero Colussi, ha posto l'attenzione sul fatto che biblioteche e mediateche, archivi e musei, facciano parte del welfare di uno stato democratico e che proprio per questo, in una situazione come quella presente, sia sempre più necessario affrontare politicamente il problema. Colussi ha quindi ipotizzato l'uscita dallo stretto ambito di discussione all'interno dei corsi di formazione – che ci dicono cosa possiamo e non possiamo fare –, consapevoli delle mancanze e delle insufficienze, nonché delle assurdità in molti casi dell'attuale legislazione in materia. Tutti hanno concordato sulla necessità di costituire una rete di soggetti (associazioni di categorie professionali, istituti culturali) motivati a riprendere il lavoro di revisione delle norme, coinvolgendo la classe politica, affinché il diritto d’autore torni ad essere oggetto di dibattito e di concrete proposte di modifiche.

Un obiettivo che la Presidenza dell'Avi e dell'Aamod hanno confermato di voler fare proprio, impegnandosi e lavorare in questa direzione per i prossimi mesi.

 

 

Ugo Adilardi e Franco Bazzocchi

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